mercoledì 11 dicembre 2013

E mentre lavori a un dipinto sei cosciente che stai elaborando un'espressione di quel particolare sentimento?

Quando uno si lascia assorbire completamente dal dipinto, si crea un rapporto che è estremamente complicato e, penso, profondo. Mentre sto dipingendo nessuno potrebbe chiedermi: "Bè, cosa ne pensi? Come lo intitolerai?". Allo stesso tempo, via via che il dipinto procede e lo finisco, si crea un rapporto fra me e lui che mi dà degli indizi su quello che sarà il titolo. In altri termini, i miei non sono esercizi formali, quindi non è una semplice questione di trovare un titolo che serva da appiglio per gli altri. Penso che il dipinto di per sè mi si presenti come qualcosa di molto particolare, e io cerco di dargli un titolo che evochi il suo contenuto emotivo, e che spero sia un indizio per gli altri. Pensò però che i dipinti debbano avere un impatto emotivo anche senza titolo. Io non illustro un'emozione. Il problema di un dipinto è fisico e metafisico, proprio come penso che la vita sia fisica e metafisica.

David Sylvester intervista Bernett Newman in: 'Inteviste ad Artisti Americani'. New York, 1965.

Nessun commento:

Posta un commento